Può succedere che due attività come ciclismo fuoristrada ed alpinismo si fondano e nasca il cicloalpinismo. Fa parte dell’ alchimia dell’alta montagna: quando la salita diventa una scalata occorre fare di necessità virtù e caricarsi la bici in spalla. Non c’è nulla di estremistico anzi, è quanto di più umile un biker possa fare per arrivare alla meta. Le Dolomiti sono uno dei contesti dove più frequentemente capita di doversi improvvisare scalatori, con questo itinerario si potrà scoprire la valle di San Nicolò e la val Contrin che scorrono ai piedi della Marmolada.
Si parte da Pozza di Fassa lungo una strada che sale comodamente su asfalto per poi divenire sterrato in prossimità delle belle cascate di Jonta. Da qui inizia la parte cicloalpinistica: una lunga rampa zigzagante che conduce a Rif. San Nicolò (2.370mt slm).
Lo sforzo è abbondantemente ripagato dai panorami di cui si può godere sulla cima: il gruppo della Marmolada con il Piccolo e Gran Vernel sono uno spettacolo che valgono dodici di queste fatiche.
Anche la storia è protagonista di questo percorso: un pannello didattico ci ricorda che negli anni della Grande Guerra questa valle venne trasformata in presidio militare e campo di lavoro per prigionieri russi. La Marmaloda fu, tra il ’15 ed il ’17 un ‘infuocata arena di scontro tra i migliori soldati alpinisti dei due eserciti. Il lascito in termini di opere ingegneristiche quali cunicoli, appostamenti, postazioni è imponente ed ancora oggi visitabile percorrendo i sentieri attrezzati. Famosa fu l’imponente opera di scavo denominata la “città del ghiaccio” creata dagli austriaci per presidiare la vetta.
Dal rifugio inizia una discesa divertente resa particolarmente spettacolare dallo scenario dolomitico. Dal rifugio Contrin si passa ad un lungo tratto di larga strada forestale per poi imboccare un temibile single track all’altezza della funivia che scende ad Alba e da qui rientro sulla ciclabile di Canazei.
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