Per chi ha avuto il piacere di leggere quella che è considerata una delle opere più preziose della letteratura italiana sulla Grande Guerra ovvero “Un anno sull’ Altipiano” dell’ allora sottoufficiale sardo Emilio Lussu, sarà come rivivere le emozioni del libro attraversando i luoghi reali in cui i fatti sono avvenuti tra la primavera del ’16 dopo la Strafexpedition (l’offensiva austriaca che venne soprannominata “spedizione punitiva” per punire la tradita alleanza da parte italiana) e la truculenta offensiva italiana dell’ anno successivo che portò alla riconquista parziale della cima dell’ Ortigara.
L’asperità del terreno, le strade che solitarie solcano questi rilievi desertici ed isteriliti da una distesa infinita di rocce, i ruderi dei baraccamenti e delle trincee, la terra martoriata da mille crateri di bombe, ed i manufatti commemorativi che ricordano quando sangue di innocenti è stato versato su quella montagna trasformata in altare sacrificale. Tutto questo rivive nell’ immaginazione mentre intorno un silenzio profondo, quasi assoluto e severo accoglie i pochi visitatori che si avventano su queste cime: per fortuna il turismo di massa si è tenuto decentemente alla lontana.
Il percorso è piuttosto lungo e a tratti faticoso, si svolge quasi per intero su strade bianche ereditate dal conflitto, sulla cima dell’ Ortigara (contraddistinta da una colonna commemorativa, il Cippo degli Italiani) sono presenti brevi passaggi tecnici da affrontare con cautela.
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