9 ottobre 1963: è la data con la quale il nome Vajont entra nella triste lista delle grandi tragedie italiane. Fino a 24 ore prima quello stesso nome era legato ad una diga assurta a simbolo del progresso tecnologico in un paese in forte industrializzazione come era l’Italia degli ’50. Quella sera la forza dell’ acqua non alimentò più le turbine della centrale idroelettrica ma si riversò con inaudita potenza nella valle che termina dritta sulla piccola città di Longarone, sulle rive di quel Piave che mezzo secolo prima aveva fermato l’avanzata dei tedeschi.
Un’ enorme frana, provocata dalla presenza dell’invaso, scese dal Monte Toc generando un’ immensa onda che spazzò via d’un sol colpo tutto l’abitato di Longarone ed allagando la cittadina di Casso situata 200 mt più in alto. Il giorno dopo si conteranno quasi 2.000 vittime ed un paese cancellato dalla faccia della terra. Caduta nell’ oblio per anni, questa terribile pagina della nostra storia ritornò alla luce grazie ad un film e, ancor di più, per l’indimenticabile spettacolo di Marco Paolini.
Come accennato, la storia di questi luoghi è legata anche alle più placide, ma non meno insaguinate, acque del Piave: su queste sponde si fermò l’avanzata della grande offensiva tedesca dell’ autunno ’17 guidata da un tenente destinato a far parlare di sé, Erwin Rommel.
L’ itinerario si svolge sul confine tra Veneto e Friuli con partenza da Longarone verso la diga. Le salite sono molto impegnative e portano tra le vie di Erto e Casso le cui mura riportano ancora le ferite di quella disgraziata notte di mezzo secolo fa.
La seconda parte dell’ itinerario è molto spettacolare ma richiede molta attenzione per i tratti esposti. La discesa finale è molto divertente e suggestiva dal punto di vista panoramico.
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