Sono ben 70 i tracciati segnalati e mantenuti all’interno del comprensorio del Bike Park del Monte Cimone a Sestola. Percorsi per tutti i gusti suddivisi per la colorazione che ne indica la difficoltà. Quella che abbiamo scelto è una “nera”: cromatismo sinonimo di elevata difficoltà, raccomandabile solo ad esperti. Ma non è questo il vero motivo per optare su questa scelta: a differenza di altre piste modificate da interventi artificiosi (talvolta anche inutilmente sofisticati, con larga presenza si passerelle di legno, panettoni di terra e curve fatte con lo scavatore), la Rio Canalone ha come unico suo creatore l’acqua che con il secolare scorrere ha tracciato le traiettorie tra radici, sassi e terreno.
Si parte da Sestola (centro di numerosi altri itinerari qui proposti), seguendo la tradizionale salita su asfalto che conduce a Pian del Falco e Passo del Lupo, passando sotto le relative funivie; è possibile fare una breve sosta rifocillante al Lago della Ninfa, situato a 1,5 km prima dell’ ultimo strappo in salita su fondo sterrato.
Si sale dalla mulattiera che attraversa pascoli attorno alla cime del Monte Cervarola, con il profilo del Monte Cimone ben stagliato sulla sinistra e riconoscibile per le numerose antenne del Centro Meteorologico dell’ Aeronautica Militare. Giunti in un verde spiazzo ricoperto di felci ci si appresta con la vestizione di protezioni per gomiti e ginocchia che sono indispensabili.
Il primo tratto del sentiero si svolge in comune con il track del Pino Solitario, fino a sbucare sulla larga “Via dei Monti” da cui si risale per un buon paio di chilometri fino ad arrivare ad un evidente cartello che indica l’inizio della pista nera “Rio Canalone”.
Rio Canalone ha come unico suo creatore l’acqua che con il secolare scorrere ha tracciato le traiettorie tra radici, sassi e terreno.
La prima parte è quella più caratterizzante: le linee sinusoidali e le sponde laterali create dall’ erosiono dell’acqua trasformano questa discesa in uno spettacolo unico. Vi è un continuo alternarsi tra passaggi impegnativi su roccia, dove occorre avere il polso ben saldo sul manubrio ed assoluta fluidità nei movimenti, e tratti più scorrevoli su terra battuta. Si scorre selvaggiamente nel bosco seguendo il sempre ben segnalato sentiero che termina in prossimità della funivia di Montecreto. Da qui si ritorna a Sestola, evitando in parte il traffico della strada.
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