Maurizio Doro

Maurizio Doro, un grande esploratore dalle ruote grasse

I grandi esploratori esistono ancora e si sono adeguati ai mezzi moderni: uno di questi è Maurizio Doro, trentino traslocato in Sardegna, che da oltre 20 anni solca i territori più sperduti del globo terracqueo in sella ad una MTB carica come i muli dei vecchi pionieri. Per fare imprese come la sua servono nervi d’acciaio ed una forza d’animo che non tutti riescono a trovare. Ci racconta della sua ultima spedizione in Siberia e di come riesce a superare ostacoli che per la gente comune sembrano insormontabili.

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Hai cominciato la tua attività girando il mondo e seguendo la tua passione, come sei riuscito a trasformarlo in una attività professionale?

Ho viaggiato molto sin da giovane, grazie anche alla disponibilità del mio datore di lavoro molto flessibile. Ho fatto tanti sacrifici, però il premio è stato l’aver visto posti meravigliosi che conservo molto bene nei miei ricordi.

In molti di questi posti ci sono stato da solo, ma in alcuni sentivo il forte desiderio di condividere con altri  appassionati come me. Al ritorno poi, gli amici mi invitavano a casa o nei vari circoli a presentare la mia avventura con la proiezione delle diapositive. 25 anni fa si utilizzavano teli e proiettori, io ne avevo 2, di proiettori e creavo le dissolvenz, che gran lavoro mettere assieme le più interessanti, mi perdevo nelle notti, ma mi divertivo.

Devo dire la verità le prime proiezioni erano un po’ noiose, avevo troppo entusiasmo e volevo mostrare il più possibile, ma poi ho imoarato a concentrare tutto in poco materiale ma significativo e cominciai a fare conferenze molto apprezzate.

All’epoca erano pochi i viaggiatori in bici, vedevo gli amici incuriositi e interessati ai luoghi che visitavo, mi chiesero di accompagnarli in qualche viaggio, naturalmente più facile e con qualche comodità.

 

Prima meta il Marocco, una settimana, con jeep al seguito per il bagaglio e fine tappa in piccoli alberghetti o qualche volta in tenda.

Per me una nuova scoperta, vedere le persone che tornavano a casa felici e contentissime dell’esperienza nuova in Bike mi gratificava moltissimo. Ho accompagnato Biker nei deserti e scalato vulcani oltre i 6000 m in Bolivia, pedalato in Himalaya oltre i 5300 m di quota, nelle zone desertiche e nei parchi del Sud Africa e Namibia. Ora vivo in Sardegna ed offro molte possibilità anche nella “mia speciale Isola”.

Sito ufficiale: www.mauriziodoro.it

La tua ultima avventura è stata la Siberia, quali sono state le emozioni più belle di questo viaggio e cosa ti ha colpito di più di questo posto?

Ogni terrestre ha un suo obiettivo “inconscio” e lo segue, o ne è attratto. Mi sento un bracconiere di emozioni.

Conosco la tristezza della solitudine più avvolgente, il piacere e la gioia di scivolare nel silenzio assoluto su piste ghiacciate e conosco anche la fatica, il dolore e l’angoscia di organizzare bivacchi estremi nelle bufere più terribili o sotto la dolce danza dell’aurora boreale. Momenti di perfezione assoluta in una natura non comune.

Io sento un disperato bisogno di questa solitudine.
La sfida sta nell’andare da solo, nel rendermi completamente vulnerabile e nel lasciarmi trasformare dall’ambiente.

Erano anni che sentivo un’attrazione verso il “Polo opposto”, poco conosciuto o forse solamente ricordato per terribili fatti di guerra e i gulag.

Ci si avvicina con cautela quasi con timore perché poco si conosce, ma per chi ama il vero selvaggio qui trova una dimensione straordinaria, un ignoto ed una solitudine sbalorditiva, devi contare sulle tue sole energie e poca tecnologia. Poche sono le indicazioni e il cirillico rendono veramente difficile spostarsi e impossibile la comunicazione. Ma io sono attratto dall’impossibile e quando ci sono dentro mi impegno e non cerco la scorciatoia.

In Siberia ho viaggiato sul Lago Baikal uno dei laghi ghiacciati più grandi del pianeta e il più profondo in assoluto, oltre 600 km di lunghezza e 1500m di profondità.

Ho “circumpedalato” una lucida lastra di ghiaccio nera per 1500 km in 23 giorni.

“Ho vissuto delle vibrazioni molto forti e spaventose, anche essere su una lastra spesso trasparente e scricchiolante senza conoscerne lo spessore mi dava una sensazione di vuoto, di sospensione e volteggio che rasentava l’assenza di gravità”.

Ne sento ancora la mancanza. Questo è il mio bisogno di confermare che la mia vita ha un significato.

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In che cosa consiste la prossima gara in Arizona? e perchè hai scelto di fare una gara così impegnativa?

Il 15 aprile in Arizona partirà una delle gare No Stop di MTB più ambite e difficili tecnicamente, nessuna organizzazione, nessun punto di controllo e nessuna assistenza prima, durante e alla fine dell’Avventura.

Sono 1200 km e circa 25.000m+ di zone desertiche, di cactus, serpenti a sonagli e tarantole, di foreste e pietraie, si pedala, si porta e si spinge la bici di giorno e di notte; un tratto si farà assolutamente a piedi quando si attraverserà il Gran Canyon, la bici dovrà essere smontata delle ruote e caricata sullo zaino per circa 40 km, le ruote non possono toccare il terreno pena la squalifica non solo dalla gara, ma anche da tutte le altre americane.

Escursione termica che varia da +37 a -8 gradi, pochissimi punti di rifornimento solo in qualche città, scarsissima l’acqua sul percorso e quella che si trova è in pozzanghere o serbatoi che deve essere filtrata e potabilizzata. Io viaggerò sempre con almeno 6-7 litri nello zaino.

Già un’avventura arrivare alla partenza, che è situata in una zona remota desertica al confine con il Messico, ci si arriva dall’ultimo villaggio dopo 100 km in bici o in Jeep.

L’arrivo è in una zona remota ci si sposta in bici per una ventina di km e si cerca un passaggio su una strada principale verso il primo villaggio e poi in autobus nel mio caso per arrivare Las Vegas a 400 km.

E’ possibile seguire l’evento in diretta dal 15 aprile alle ore 7:00    http://topofusion.com/azt/aztr.php

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La tua preparazione è più fisica o psicologica? E come ti prepari mentalmente?

Per il tipo di avventure e gare che faccio lo sforzo fisico è notevole e la preparazione fisica è importante. Mi alleno con regolarità da sempre per essere pronto e gustarmi il momento avventuroso che verrà.

Con un fisico allenato aumenta il livello di sicurezza. In una situazione di pericolo ci si salva solo se il fisico è integro ed ha energia. Ovviamente l’equilibrio e la condizione psicologica sono la componente più importante, quindi la mente ha l’importante compito di guidare il fisico e portarlo al massimo livello senza danneggiarlo. Qui stà il trucco per limitare i danni in una situazione estrema.

Ho sempre cercato di realizzare i miei sogni, apparentemente impossibili un tempo agli occhi degli altri. Trovarmi in difficoltà mi piace perché mi permette di capire se io con la mia mente, il mio fisico, ho tutto sotto controllo e scoprire delle capacità che non conoscevo o non credevo avere.

Nei miei viaggi ho avuto modo di trovarmi per lungo tempo da solo, nella natura tenendo letteralmente in mano il mio destino, senza poter contare sull’aiuto o sul soccorso immediato di nessuno.

Un incontro così profondo e forte tra te stesso e la natura lo si può vivere solamente se in quel momento si è soli. E’ meraviglioso, un cocktail di emozioni che corre su un filo sottilissimo di gioia e tristezza tra un limite di equilibrio e pazzia.

Questa è la solitudine estrema che mi piace, il rapporto personale e stretto tra te e la tua interiorità.

Moltissimi mi chiedono: “ma non hai paura da solo”? Questa è una solitudine ricercata materiale e non fa assolutamente male, come quella invece che non vedi e ti avvolge pur stando assieme agli altri.

E’ da circa 20 anni che faccio avventure. Sicuramente penso alla mia incolumità come un qualsiasi altro individuo che fa una qualsiasi cosa.
Certo ho paura altrimenti sarei un’incosciente ed ogni mia scelta è curata e ponderata.

Sono conscio che l’imprevisto è in agguato.


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