Il nome di Martina Berta è ormai sulla bocca di tutti gli appassionati di ruote grasse.
Seppur giovanissima ha già una sua storia che sorprende, oltre che per i trofei, per la sua semplicità ed anche per una certa precocità. Tutto nasce quando il suo meccanico di fiducia le propone di fare una gara a cui lei (aveva 4 anni) partecipa per gioco e senza immaginare dove tutto questo l’avrebbe portata.
Il nome di Martina Berta è ormai sulla bocca di tutti gli appassionati di ruote grasse.
In pochi anni ha dimostrato un talento tale che nessun’altra sul globo terracqueo è riuscita a tenere il suo passo. Lei però è rimasta con i piedi per terra: il successo e le vittorie li ha conseguiti rimanendo legata ai valori dello studio e della famiglia.
Com’è iniziata la tua scalata?
Tutto è iniziato circa 14 anni fa quando avevo 4 anni e con i miei genitori andavo spesso in bici durante l’estate. Poi un giorno siamo andati a far riparare la bici dal meccanico, Valter Onesti, il quale ci ha proposto di partecipare alla gara organizzata da lui. Così il giorno della gara ci siamo presentati al ritrovo, anche se appena arrivati volevamo tornare a casa perchè sembravano tutti troppo “seri”. Ormai era troppo tardi perché ci avevano già visto. Alla fine però mi sono divertita tantissimo e di lì è iniziato tutto.
Cosa ti piace di più della Mountain Bike?
La mtb è uno sport splendido e a parer mio molto rilassante. Sei in mezzo alla natura e questo ti dà quel senso di libertà, di felicità. Quella sensazione di soddisfazione e di appagamento che ti viene dopo aver fatto un bel giro in bici con amici o un bell’allenamento è indescrivibile. Per non parlare del divertimento di una discesa “a tutta velocità”
Quale è stata la tua gara più bella?
La mia gara più emozionante è stata sicuramente il mondiale dello scorso anno a Vallnord. Ma volendo restare su questa stagione direi la staffetta al mondiale di questo anno (Nove Mesto Na Morave). Partecipare ad una staffetta è una cosa molto prestigiosa e ti investe di una grossa responsabilità, e di conseguenza impari a gestire la tensione. Penso di aver imparato molto perché inizi a “lavorare” con i big della nazionale. Seppur sembri un format di gara semplice da correre, non lo è affatto, soprattutto quando stai correndo i mondiali. Nel giro di 15’ devi dare tutto quello che hai, e fin lì è piuttosto facile; poi però devi stare molto attento a non finire le energie troppo presto perché anche un leggero calo ti può far perdere 15/20 secondi, che sono un’enormità. La gara è stata affascinante anche perché ho corso con gli atleti migliori al mondo, anche di parecchi anni più grandi.
La persona che devi ringraziare di più?
Diciamo che chi mi aiuta maggiormente è mio fratello Matteo. Anche lui fa gare di mtb, e quindi ogni tanto ci alleniamo assieme. Inoltre lui se la cava bene in discesa e quindi mi insegna parecchia tecnica, che ultimamente sta diventando fondamentale. Matteo mi aiuta molto un po’ in tutto e per me è essenziale.
Questo anno avevo l’esame di maturità, tra l’altro in corrispondenza con i mondiali, e sinceramente devo dire che non è stato affatto facile. Ho cercato tutto l’anno di sfruttare al meglio il mio tempo, ma non è così schematico perché tante volte quando hai un po’ di tempo libero, non hai voglia di studiare; quindi la maggior parte delle volte mi dovevo alzare presto la mattina per studiare.
Sei ancora giovanissima, come ti vedi in prospettiva ?
Spero in un futuro nella Mountain Bike, intanto ho deciso di iscrivermi all’Università di Scienze Motorie anche per imparare cose che possono essermi molto utili per la mia attività agonistica.
Per quanto riguarda il futuro a breve termine; per l’anno prossimo ci saranno alcune novità molto importanti, per cui: “stay tuned!”