Capita a tutti di sentire dolore durante la corsa. Un segnale che non va sottovalutato da chi pratica running. Se il dolore persiste negli allenamenti successivi e anche a riposo, vuol dire che si è vittima di un infortunio.
Oppure che sta per sopraggiungere, e quindi bisogna smettere perché infortuni e corsa vanno a braccetto.
Imparare a conoscere le patologie più comuni nel mondo della corsa diventa fondamentale.
Scopriamo quali sono, da cosa sono causate, come si manifestano e come vanno affrontate.
Leggi anche il nostro approfondimento su Corsa e infortuni: cause principali ed errori da evitare e su Tendinite agli arti inferiori: ecco un utile guida per i runner.
Tendinopatia achillea
Il tendine d’Achille nella corsa subisce una forza di reazione uguale a tre volte il peso corporeo. Per questo motivo è il tendine più robusto del corpo umano. Ma le forti sollecitazioni possono provocare la sua infiammazione, tendinite. E la sua degenerazione, tendinosi, che può concludersi con la sua rottura. La patologia si manifesta con un dolore nella parte posteriore del piede, poco sopra il tallone.
La causa va ricercata negli allenamenti troppo intensi. Nel sovrappeso, nella conformazione congenita dei piedi, nelle anomalie posturali. E nelle limitazioni della caviglia nella dorsi flessione.
Tale patologia tende a guarire lentamente, perché essendo la parte lontana dal cuore subisce un affluenza rallentata del sangue. Per la guarigione è necessario applicare subito del ghiaccio sul tendine. Ridurre i carichi di lavoro senza interrompere la corsa, eccetto nei casi più acuti, per consentire alle fibre tendinee di riadattarsi gradualmente. Il ricorso alla fisioterapia velocizza il processo di guarigione. Per correggere eventuali difetti biomeccanici si ricorre a solette su misura. Nel lungo periodo è consigliabile rafforzare i muscoli della parte inferiore della gamba con appositi esercizi di stretching. La riprogrammazione posturale corregge la postura del piede eliminando sovraccarichi sul tendine.
Fascite plantare
Meglio conosciuta come tallonite. La patologia si manifesta con il dolore alla base del tallone appena scesi dal letto. Colpisce il piede con una fitta dolorosissima. Nei casi più gravi le fitte possono essere lancinanti e rendere impossibile la deambulazione. Camminando, la parte si riscalda e il dolore scompare, ripresentandosi il mattino seguente.
Il problema nasce dalla sollecitazione sbagliata o esagerata dell’aponeurosi plantare. Una fascia fibrosa che parte dal calcagno e arriva alla base delle dita. La sua infiammazione può essere causata dall‘eccessivo allenamento e dal sovrappeso. Ma anche dall’uso di scarpe sbagliate o usurate, dalla conformazione dei muscoli dei piedi o dalla postura di corsa sbagliata.
Inizialmente bisogna intervenire con impacchi di ghiaccio per ridurre l’infiammazione. Se non basta ci sono appositi plantari e scarpe ortopediche da usare durante il giorno. Indicato l’uso di tecniche fisioterapiche per sciogliere la rigidità dell’aponeurosi. Nel lungo periodo è invece raccomandabile provvedere a rinforzare i muscoli dei piedi con esercizi di stretching mirati. E provvedere a correggere eventuali alterazioni della postura.
Periostite tibiale
Si manifesta con dolori nella zona della tibia, provocati dalla forte contrazione del muscolo tibiale posteriore. Oppure dalla rarefazione ossea tra il terzo medio e il distale della tibia. Nei casi peggiori si arriva anche alla fratture della tibia.
Le cause vanno ricercate in errori posturali congeniti. In problemi muscolari legati ai flessori del piede, al Soleo e al Tricipite Surale. Nell’aumento dell’intensità negli allenamenti. Infatti tale patologia colpisce soprattutto i neofiti della corsa.
Anche in questo caso bisogna osservare un periodo di riposo che va dalle 3 alle 6 settimane. Nel corso delle quali si può praticare un’attività a basso carico come il nuoto e la cyclette. Indicato lo stretching per le fasce muscolari interessate. In caso di problemi biomeccanici si può adottare un ortesi plantare. Per alterazioni posturali la riprogrammazione Rpg aiuta a correggere l’eccessiva pronazione.
E’ importante fare attenzione alle scarpe da corsa, che non devono essere usurate. Meglio ridurre il carico sulle gambe. Scegliendo una superficie di allenamento più morbida, ossia in terra battuta o erba.
Infiammazione della fascia iliotibiale
La sindrome della bandelletta ileotibiale colpisce il colpisce il tendine che collega il ginocchio al fianco. La patologia è conosciuta anche come “ginocchio del corridore“. Il dolore è causato dall’attrito della bandeletta o fascia iliotibiale con il femore. La sua infiammazione provoca una fitta intensissima sulla parte laterale del ginocchio. Il dolore comincia dopo alcuni chilometri di corsa. Soprattutto su terreni accidentati o in discesa, costringendo il podista a fermarsi. Le fasi più acute si manifestano anche nello scendere le scale.
I motivi scatenanti posso essere tanti. A cominciare da uno sforzo eccessivo della bendelletta, dovuta a sovraccarichi nell’attività atletica. E poi ci sono i fattori congeniti. Come ad esempio la dismetria degli arti inferiori. Il varismo di tibia e ginocchio, e la tuberosità del condilo prominente. A cui si aggiungono fattori anche ambientali. Come l’allenamento su terreni irregolari, con frequenti salite e discese, e l’uso di scarpe dure o non idonee.
Per eliminare il problema bisogna ridurre i carichi di lavoro. Nei casi più gravi servono all’incirca 15 giorni di riposo. Sono inoltre necessari gli impacchi di ghiaccio sulla parte dolorante. La fisioterapia serve a ridurre la rigidità della parte. Come i massaggi del quadricipite attorno all’area dolorante. In caso di varismo è consigliata la riprogrammazione posturale e un apposito plantare. Dopo la guarigione è necessario rinforzare la muscolatura. Una volta tornati a correre è consigliabile variare i percorsi.
Vedi anche il nostro approfondimento sulla sindrome della bandelletta ileotibiale.