Nelle specialità outdoor sono senz’altro l’attrezzatura più antica assieme al bastone da viandante.
Con il passare del tempo, funzione e utilità delle ghette sono rimaste intatte. Anzi, hanno acquisito ancor più importanza, visto il diffondersi e l’affermarsi dell’escursionismo come disciplina sportiva oltre che ricreativa.
Naturalmente le vecchie fasce di tessuto grezzo o di pelle hanno ceduto il passo all’impiego di materiali tecnologici, molto più pratici ed efficaci. Perciò, tra i tanti prodotti presenti sul mercato, è importante capire quali sono i modelli di ghette da trekking più adatti in base alle esigenze dell’escursionista.
Quando e dove usarle
In tanti credono che le ghette da trekking servano solo per le escursioni in ambienti molto freddi dove è necessario ripararsi dalla neve. In realtà il loro impiego diventa fondamentale in molti altri casi.
Un esempio è rappresentato dal trekking praticato nei Paesi scandinavi. Posti in cui le ghette risultano fondamentali per proteggersi dalla pioggia nelle tante giornate di cattivo tempo registrate a quelle latitudini. Senza parlare poi degli acquitrini da attraversare, che contraddistinguono i meravigliosi paesaggi nordici.
L’utilità delle ghette da trekking si manifesta compiendo un viaggio di migliaia di chilometri, fino a raggiungere luoghi dove invece il clima è arido. Anche in questo caso le ghette diventano assolutamente necessarie. Perché i sentieri sono enormi distese di sabbia e polvere, che senza ghette penetrano nelle scarpe e si mischiano al sudore, trasformando le calze in carta vetrata capace di ferire pericolosamente i piedi.
Caratteristiche in base all’escursione
I sentieri che un trekker può essere chiamato ad affrontare possono essere di varia natura. Quindi è necessario scegliere le ghette in base alle caratteristiche della singola escursione.
Per le escursioni in montagna, ad esempio sulle Alpi o sugli Appennini, le ghette servono fondamentalmente per proteggersi dalla neve. Dovranno pertanto essere alte fin sotto il ginocchio e coprire bene il collo dello scarpone, per garantirne l’impermeabilità. Per riuscirci devono essere fatte di materiale idrorepellente. Senza esagerare con le membrane estremamente tecnologiche e quindi molto costose. Infatti, con temperature basse, la neve bagna meno che la pioggia. E poi non sono necessarie particolari capacità traspiranti perché con il freddo la condensa interna è minore.
In quanto alla forma, se l’obiettivo è quello di andare sulla neve per ciaspolare in modo tranquillo a fondo valle, senza bisogno dei ramponi, la scelta migliore è quella delle ghette larghe, molto facili da allacciare. Se invece si usano i ramponi sarà meglio adoperare ghette più aderenti. L’allacciatura sarà un po’ più complicata ma si eviteranno ruzzoloni inattesi causati dall’agganciamento tra ghetta e rampone.
Le escursioni nei paesi del Nord richiedono ghette con massima impermeabilità e traspirazione per affrontare brughiere e acquitrini, dove acqua e fango sono presenti in quantità abbondante, e dove d’estate le temperature miti agevolano la sudorazione con la conseguente formazione di condensa interna.
Per i trekker decisi ad affrontare zone aride, desertiche, la ghette devono essere alte poco sopra la caviglia. Per gli escursionisti impegnati ad attraversare terre dove il caldo, la sabbia e la polvere rappresentano i pericoli maggiori, le ghette devono essere necessariamente molto leggere e altrettanto traspiranti.
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