La dieta vegetariana si sta diffondendo sempre di più, anche tra gli sportivi. Essa è fondata sul principio che tutte le fonti di proteine animali vanno eliminate dall’alimentazione. Ma la combinazione tra corsa e alimentazione vegana può dar vita a forti penalizzazioni nelle prestazioni se non curata.
Specie nella corsa di resistenza.
I problemi principali sono la scarsa capacità di recupero e la scarsa capacità di bruciare i grassi quando si aumenta l’intensità della corsa. Inoltre la dieta vegana riduce la capacità di impiegare le proteine a scopi energetici mediante il processo denominato protein burning.
Tale situazione provoca una allenamento non ottimale nel breve periodo e un invecchiamento atletico precoce nel lungo periodo. Per ovviare a tali inconvenienti sarebbe necessario utilizzare integratori alimentari. Ma molto spesso i vegani si rifiutano di farlo, considerando inappuntabile il loro regime alimentare.
Vediamo quali sono i problemi che i corridori sono chiamati ad affrontare adottando il modello vegano.
Carenza di Ferro
Per chi è vegano oltre ad avare meno fonti di ferro a disposizione, c’è il fatto che la biodisponibilità del ferro di provenienza vegetale è molto bassa. Ovvero meno di un terzo di quella avente origine animale.
L’uso degli integratori può non risolvere il problema. Perché anch’essi presentano una bassa biodisponibilità del minerale. Ed è molto probabile che sia questo il motivo per cui negli sport di resistenza non ci sono atleti vegani di livello mondiale.
Difronte alla carenza cronica di ferro succede che l’organismo si adegua generando un’eritropoiesi dai valori ematici sempre molto bassi, non comunque da atleti di levello eccelso.
Leggi il nostro approfondimento: Il ferro: consigli per integrarlo al meglio
Carenza di altri Minerali
La dieta vegana prevede un alto contenuto di fibre e di sostanze come i tannini e i fitati che rendono difficile l’assorbimento di alcuni minerali. Tra questi c’è lo zinco, fondamentale per evitare l’abbassamento delle barriere per le difese immunitarie. Inoltre senza latte e derivati viene meno anche la fonte principale di calcio . Che a lungo andare potrebbe diventare un problema sopratutto per le atlete, essendo le donne più predisposte all’osteoporosi.
Leggi il nostro approfondimento su Sali minerali e sport
Carenza di Vitamine
Da molti studi scientifici risulta che l’alimentazione da sola non è sufficiente a coprire l’intero fabbisogno vitaminico. Fabbisogno necessario al nostro organismo per fronteggiare i processi degenerativi a cui va incontro come ad esempio l’invecchiamento.
Seguendo l’alimentazione vegana la situazione peggiora perché vengono meno le principali fonti di approvviggiomento per le vitamine del gruppo B (soprattutto la cianocobalamina) e per la vitamina D. E riducendo l’apporto di vitamina D e di calcio dalla dieta alimentare il soggetto va incontro innanzitutto all’osteoporosi.
Carenza di Proteine
La modello alimentare della dieta vegana considera come accettabile per una condizione di salute ottimale l’assunzione massima del 10% di proteine nel conto totale di tutte le sostanze ingerite a tavola.
Se tale percentuale può essere eventualmente accettabile per chi conduce una vita sedentaria, diventa invece priva di ogni fondamento se parliamo di uno sportivo. Ad una bassa quota proteica nell’alimentazione corrisponde una scarsa capacità di recupero. Aumentando di fatto le probabilità di subire infortuni, soprattutto di natura muscolare. Senza per altro avere la possibilità di utilizzare le proteine come supporto energetico.
In fine, molto spesso il vegano è muscolarmente carente perché con il suo modello alimentare l’ipertrofia muscolare è praticamente impossibile.
Noi di Tripkly, non siamo contrari ad una dieta vegana, è giusto osservare concretamente le problematiche a cui si può andare incontro se non gestita al meglio.
[amazon_link asins=’8860284341′ template=’ProductGrid’ store=’kodogroup-21′ marketplace=’IT’ link_id=’ 28f4f94a-1d81-11e8-8010-b93c7e045a00′]